Che cos’è la Sandplay Therapy, di che cosa si occupa e qual è il suo utilizzo?
“Spesso accade che le mani sappiano svelare un segreto intorno a cui l’intelletto si affanna inutilmente”
C. G. Jung
La Terapia del Gioco della Sabbia (Sandplay Therapy) è un metodo psicoterapeutico che si avvale della concezione junghiana della psiche e fu ideato da un’allieva di Jung, Dora Kalff. Nasce dall’osservazione della potenzialità terapeutica che il giocare ha per la psiche, un giocare che permette l’attivazione della fantasia creativa nella vita mentale dell’uomo.
Si tratta di una tecnica psicoanalitica basata sull’utilizzo di due sabbiere e numerose miniature, che possono essere poste all’interno della cassetta di sabbia per creare dei quadri nella sabbiera. La Sandplay Therapy integra quindi analisi verbale e produzione di immagini.
QUAL E’ L’UTILITA’ DELLA SANDPLAY THERAPY?
- Simile a un gioco, inizialmente fu utilizzata nelle terapie con i bambini, ma con gli anni si è rivelato uno strumento utile per tutte le età. Questo metodo, infatti, facilita il contatto con le immagini interne, il confronto tra conscio e inconscio, permettendo di elaborare tematiche arcaiche. La coscienza, attraverso le mani, presta ai contenuti inconsci i suoi strumenti espressivi, e la sequenza di immagini diventa un’espressione dello stato psichico e del disagio.
- Essa, come sintesi di interno ed esterno, spesso anticipa la descrizione verbale, e può quindi permettere l’espressione di esperienze non ancora dicibili a parole. Per questo motivo, la Sandplay Therapy si è rivelata molto utile nel trattamento di disturbi legati al corpo, come disturbi alimentari, psicosomatici, traumi e dipendenze, e disturbi legati al linguaggio.
- Rappresenta quindi di un metodo ricco di potenzialità sia dal punto di vista diagnostico sia da quello terapeutico, con potenzialità individuative, cliniche ed etnocliniche.
SANDPLAY THERAPY, I MATERIALI
- una stanza con scaffalature in cui vengono ordinati gli oggetti
- due sabbiere (una con sabbia asciutta e una bagnata)
- oggetti in miniatura che appartengono a diverse categorie: mondo minerale, vegetale, animale e umano
IL LAVORO CON LE IMMAGINI
Jung affermò che: “I disturbi più che essere chiariti intellettualmente, possono essere raffigurati mediante l’immagine. I pazienti, con le mani, hanno la possibilità di esprimere i contenuti dell’inconscio”. Simile a un gioco, inizialmente la Sandplay Therapy fu utilizzata nelle terapie con i bambini, ma con gli anni si è rivelato uno strumento utile per tutte le età. La persona sceglie gli oggetti e costruisce una scena con immagini significative che rappresentano, in quel momento, il linguaggio per esprimere contenuti non esprimibili a parole. Le mani danno forma all’immagine, ma essa prende forma progressivamente nel momento in cui viene plasmata. Non è il soggetto a crearla, ma è l’immagine stessa che ci chiama, prende la mano e si manifesta.

SANDPLAY THERAPY E ANALISI VERBALE
La Sandplay Therapy può inserirsi all’interno della terapia analitica verbale, integrando l’utilizzo di narrazioni, ricordi e sogni con la produzione di immagini. Ciò avviene all’interno di quello che Dora Kalff definì uno spazio libero e protetto. Nella sabbiera infatti chi gioca è libero di fare ciò che vuole, ma all’interno dei limiti protettivi rappresentati dai bordi. Le emozioni e i significati espressi possono così essere contenuti nella scena della sabbia ed essere trasformati in elementi riconoscibili, pensabili e condivisibili.
La presenza di depressione o di un disturbo d’ansia, per esempio, possono portare a un impoverimento o un irrigidimento del linguaggio verbale, in questi casi il gioco della sabbia può aiutare a contenere le paure, trasformandole in storie attraverso i simboli. Insieme al terapeuta, ci si pone in ascolto e si accolgono i messaggi che derivano da questa differente modalità espressiva.
La manipolazione della materia sabbia, asciutta o bagnata, suscita molteplici sensazioni tattili che rimandano all’infanzia e al materno, al contatto con la Madre Terra, permettendo di recuperare esperienze molto precoci, iscritte nella memoria del corpo, ma non direttamente accessibili al linguaggio.
“Oggi noi ci siamo allontanati dagli elementi naturali: siamo immersi in un mondo di parole, di oggetti, di macchine ed allontanati dalle nostre emozioni… è importante il contatto diretto con l’elemento (terra, sabbia) per riprendere il contatto con le nostre emozioni.”
D. Kalff
Questo metodo facilita quindi l’incontro con le immagini interne, il confronto tra conscio e inconscio, permettendo di accostare ed elaborare tematiche arcaiche. La coscienza, attraverso le mani, presta ai contenuti inconsci i suoi strumenti espressivi, e la sequenza di immagini diventa una rappresentazione dello stato psichico e del disagio. Essa, come sintesi di interno ed esterno, spesso anticipa la descrizione verbale, e può quindi permettere la comunicazione di esperienze non ancora narrabili.
Per questo motivo, la Sandplay Therapy si è rivelata molto utile nel trattamento di disturbi legati al corpo, come disturbi alimentari, psicosomatici, traumi e dipendenze, e disturbi legati al linguaggio. Rappresenta quindi di un metodo ricco di potenzialità sia dal punto di vista diagnostico sia da quello terapeutico, con potenzialità individuative, cliniche ed etnocliniche.
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