“PURIFICATION” DI BILL VIOLA

“We need new sacred images for our time”

La mostra di Bill Viola sulla purificazione spirituale

“Abbiamo tutti bisogno di purificazione dalla pandemia globale, quindi è una mostra molto tempestiva che offre sostentamento e guarigione ai suoi visitatori”, spiega Kira Perov, direttore esecutivo del Bill Viola Studio, che cura l’esposizione insieme alla Fondazione Federico II

L’opera di Bill Viola utilizza un linguaggio contemporaneo per esprimere tematiche ancestrali di valore universale, ma al contempo assolutamente attuali. Offre infatti l’opportunità di riflettere sui temi fondamentali dell’esistenza, della morte, la catarsi e la rinascita spirituale.

La mostra è stata allestita all’interno di una sala del Palazzo Reale di Palermo, all’interno del quale si trova la Cappella Palatina, luogo che rappresenta uno dei simboli mondiali della spiritualità cristiana. Le installazioni di Bill Viola si inseriscono all’interno di uno spazio che accoglie fonti battesimali, statue, paliotti d’altare e acquasantiere, opere e reperti di diverse epoche e diverse tradizioni, cristiana, islamica e pagana, che rappresentano l’elemento naturale dell’acqua nella sua funzione purificatrice.

La frase enunciata all’ingresso, “Abbiamo bisogno di nuove immagini sacre per i nostri tempi”, indica che l’artista esprime la necessità di un recupero della relazione con la dimensione del sacro, del rapporto tra terreno e ultraterreno, tra personale e trans personale.

Le opere

Le opere in mostra, la serie Martyrs, di cui fanno parte Air Martyr, Earth Martyr, Fire Martyr e Water Martyr  dedicata ai quattro elementi naturali, e Tristan’s ascension (The sound of a mountain under a waterfall), sono dei video riprodotti con la tecnica dello slow motion.

Tale strumento tecnologico permette un’esperienza immersiva da parte dell’osservatore, che è catturato dall’immagine e portato in una dimensione ipnotica di rallentamento e introspezione. La scelta di utilizzare lo strumento tecnologico della video-installazione non risulta in contrasto con la location della mostra, ma anzi sottolinea la continuità tra passato e presente della simbologia delle forze della natura, e in particolare dell’acqua,  nei temi della trasformazione e della rigenerazione.

Le opere si concentrano sui temi del martirio e dell’ascensione: gli elementi della natura sono rappresentati come potenze che possono dare e togliere la vita; così come ciò era vero per gli uomini di altre epoche lontane, è vero per noi oggi e si tratta di una realtà con cui le pandemie e i cambiamenti climatici ci stanno obbligando a confrontarci.

L’acqua rappresenta l’elemento centrale, ripreso nell’Ascensione di Tristano. Qui il corpo giace a terra e inizia a essere bagnato da un flusso d’acqua sempre più copioso, ma le gocce anziché cadere, salgono verso l’alto, e in questo modo anche il corpo inizia ad ascendere in una rappresentazione molto potente del tema della catarsi e della rinascita.

Tale ciclo un tempo era rappresentato all’interno dei riti di iniziazione, in cui la morte può essere letta in chiave simbolica come ritorno alla Grande Madre. Si tratta quindi di un momento di pericolo e disorientamento che, secondo i popoli tradizionali, rende possibile l’accesso a una nuova conoscenza: l’incontro con l’invisibile, con gli antenati, permette una presa di coscienza dell’essere, una visione globale del mondo e quindi una conoscenza del senso della propria presenza sulla terra. La morte è vista quindi come un’iniziazione e alcune culture hanno descritto con precisione le tappe di questo cammino, come ad esempio il Libro dei morti tibetano, o i rituali delle civiltà tradizionali.

Bill Viola riattualizza quindi una tematica che da sempre ha accompagnato l’umanità, dagli esperimenti degli alchimisti, alla simbologia cristiana, alle analisi della psicologia del profondo. La difficoltà della nostra coscienza di tenere insieme gli opposti, nascita e morte, creazione e distruzione, materiale e immateriale, può essere superata attraverso il linguaggio dell’arte, che comunica a un diverso livello di comprensione e riesce ad avvicinare la complessità umana.

Anche il richiamo sia alla tradizione classica che a quella occidentale contribuisce a costituire un linguaggio universale. Così l’Ascensione di Tristano, esprimendo contemporaneamente la morte e il suo capovolgimento, l’annegamento e la rinascita, la caduta e l’ascesa, tocca l’esperienza più intima dell’umano e interroga sul senso profondo dell’esistenza.

La purificazione nell’alchimia, nella religione e nella psicologia

Nella sua opera Psicologia della traslazione (vol. 16) Carl Gustav Jung prende in esame la sequenza di immagini del Rosarium philosophorum, testo alchemico risalente al 1550. Egli ritiene che gli alchimisti, nel descrivere la loro opera di trasformazione della materia, abbiano inconsapevolmente illustrato i processi psichici che gli analisti osservano durante il confronto con l’inconscio

L’immagine numero 8 è intitolata La purificazione e corredata dalla frase “Qui dal cielo scende la rugiada/e lava il corpo nero nella tomba”. L’acqua, come simbolo della sapienza e dello spirito, è aqua sapientiae, la rugiada che cade dal cielo è il dono dell’illuminazione, elargito come una grazia, che rimuove la nerezza delle tenebre. L’illuminazione avviene quindi mediante l’attribuzione di un senso.

L’acqua si trova utilizzata con questa simbologia soprattutto nella tradizione cristiana, per esempio nel Vangelo di Giovanni, 4.13: “Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; ma chi beve dell’acqua che io gli darò, non avrà mai più sete; anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una fonte d’acqua che scaturisce in vita eterna”.

A proposito del pozzo di Giacobbe Nicolò Cusano parlò di “acqua della sapienza salutare”, inoltre disse “chi beve lo spirito, beve una fonte scaturente” e infine la definì “l’acqua dell’intelligenza”. Così il rito del battesimo rappresenta la coscienza che si fa strada, si fa luce e prende nome, come in una seconda nascita.

Anche nell’alchimia l’acqua viene concepita come sapienza e spirito e l’introduzione di questo elemento, sotto forma di rugiada, corrisponde alla fase dell’Albedo, associata al colore bianco. Dal buio della fase precedente, la Nigredo, legata al momento di morte e putrefazione, inizia ad emergere la luce dell’alba e, in seguito, i colori. Dal caos originario inizia l’organizzazione. L’acqua fa sì che dal piombo, in cui tutto è fermo, qualcosa ricominci a scorrere, a fluire. Il processo di purificazione però, mundificatio (separazione di ciò che è fuso e mescolato insieme, per gli alchimisti l’oro e le impurità della materia, in ambito psichico aspetti consci e inconsci) non può avvenire solo per opera dell’intelletto e della conoscenza, ma deve essere coinvolto anche il sentimento: “è l’umidità che annuncia il riavvicinarsi dell’anima”. Anima che è quindi intesa come essenza della psiche, la sua parte invisibile e spirituale, per questo la sua discesa è considerata grazia, intervento divino. Come il corvo nero che incontra la bianca colomba dello spirito.  

Nella Nigredo si tocca il punto più basso, ma contemporaneamente si giunge a una svolta. Jung ha scritto:

“la rugiada che cade annuncia il ritorno alla vita, e una nuova luce. La discesa in un inconscio sempre più profondo si tramuta in rischiaramento dall’alto. L’anima, dileguatasi dopo la morte, non è infatti andata perduta…la sua ridiscesa si annuncia, come abbiamo già visto, con l’umidità della rugiada”.  

Come nell’alchimia la purificazione si ottiene attraverso molteplici distillazioni, così nella psicologia il processo di confronto con se stessi esige pazienza e perseveranza. L’opera, sia essa alchemica o psicologica, richiede studio, meditazione, pazienza, ma anche amore.

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