SEVERANCE-SCISSIONE: UNA LETTURA PSICOANALITICA

La serie Severance – Scissione prende avvio dall’idea, affascinante e allo stesso tempo inquietante, che sia possibile separare due aspetti dell’esperienza delle persone: vita personale e vita lavorativa. Il termine inglese Severance contiene un doppio riferimento, in quanto significa scissione, separazione, rottura, distacco, ma anche licenziamento e liquidazione.

Severance – Scissione: la trama

Grazie a un intervento chirurgico, i soggetti vengono scissi: quando entrano al lavoro, non ricordano nulla della loro vita all’esterno, e una volta usciti, non hanno memoria di ciò che fanno e che accade all’interno. A partire da questo spunto, si snoda l’intera trama della serie, che segue le vicende di quattro personaggi principali. Con il susseguirsi degli episodi, si comprende che i soggetti hanno scelto volontariamente di sottoporsi a tale procedura. Marc, il protagonista, ha deciso di ricorrere ad essa per sopportare il dolore della perdita della moglie. In questo modo, per otto ore al giorno, vivrà senza avere coscienza di ciò che è accaduto. Questo ci porta ad esaminare il concetto di scissione come meccanismo di difesa dalle esperienze dolorose, così come è stato studiato in ambito psicanalitico.

Cos’è la scissione in psicoanalisi?

Prima di tutto, è necessario fare una distinzione tra i termini scissione, rimozione e dissociazione, che spesso possono venire confusi o utilizzati erroneamente come sinonimi.

Sigmund Freud, e successivamente sua figlia Anna, hanno studiato i meccanismi di difesa dell’Io dividendoli in meccanismi di difesa arcaici o primari (primitivi) e secondari. I primi sono chiamati così in quanto si strutturano nei primi anni di vita, e in età adulta si presentano nel contesto delle psicosi, i secondi rappresentano difese più mature, che vengono messe in atto nel contesto delle nevrosi.

  • Scissione: all’interno di questo quadro generale, la scissione o dissociazione rappresenta il principale meccanismo di difesa della psicosi. Si tratta di un processo inconscio attraverso cui le rappresentazioni di sé e degli altri vengono divise, scisse, in due poli opposti, buono e cattivo. Ciò accade quando la coscienza non è in grado di sostenere il carattere contraddittorio insito in ogni oggetto complesso. Questo consente alla coscienza di rapportarsi, in un determinato momento, solo con uno o l’altro dei due poli, eliminando l’ambivalenza.

Nel rapporto con gli altri, la scissione può portare quindi a relazionarsi con un’altra persona come assolutamente positiva, idealizzandola e rivolgendole solo sentimenti di amore, per poi passare invece a una totale svalutazione accompagnata da sentimenti di odio. Per quanto riguarda invece la propria personalità, un utilizzo preponderante di questo meccanismo può portare a perdere l’integrazione del proprio Sé e, nei casi più estremi, a manifestare disturbi di personalità multipla.

  • Rimozione: meccanismo di difesa di ordine superiore, presente nelle nevrosi. Consiste nella possibilità di escludere dalla consapevolezza alcuni contenuti mentali. Contenuti di coscienza intollerabili per la struttura psichica vengono esclusi dalla coscienza e rimossi nell’inconscio. In questo caso si parla di una divisione orizzontale tra coscienza e inconscio, immaginando di collocare la coscienza nella parte superiore e l’inconscio nella parte inferiore. Questo meccanismo rientra nel quadro della nevrosi in quanto viene conservato il contatto con la realtà: l’episodio viene ricordato, non viene cancellato dalla memoria, ma viene separato dal contenuto emotivo corrispondente e dalle fantasie e desideri associati ad esso. Successivamente questi vengono rimossi e il contenuto emotivo può essere veicolato a livello corporeo o in una forma alterata di coscienza. Ciò va però a discapito del funzionamento psichico, della continuità nella percezione di sé e della propria storia, in quanto qualcosa viene escluso dalla coscienza e quindi viene perso: non solo l’emozione, ma anche l’energia legata ad essa.  Si verifica quindi una perdita del funzionamento integrato della coscienza. Questa lettura del fenomeno implica una visione diadica della psiche, con una netta divisione tra conscio e inconscio.
  • Dissociazione: inizialmente utilizzato da Freud come sinonimo di scissione, il termine dissociazione ha acquisito successivamente un significato più specifico.

“Il termine dissociazione acquista il suo significato in base ai criteri prescelti per la sua delimitazione. In generale esso designa la distorsione, la limitazione o la perdita dei normali nessi associativi con conseguente incongruenza tra idea e idea, tra idee e risonanza emotiva, tra contenuto di pensiero e comportamento, dove è leggibile una separazione e nel contempo un allacciamento arbitrario tra i diversi elementi della vita psichica”. Ronald Laing

Fenomeni dissociativi, sintomi e sindromi

Alcuni fenomeni dissociativi rappresentano modalità presenti in alcune condizioni fisiologiche della coscienza e costituiscono esperienze psichiche di breve alterazione della coscienza. Per esempio:

  • Il passaggio dalla veglia al sonno: in questa fase, chiamata ipnagogica, si verifica un abbassamento del livello di coscienza e possono presentarsi fenomeni come allucinazioni ipnagogiche, per esempio la sensazione che ci sia qualcuno nella stanza, pensieri o sogni lucidi, paralisi del sonno (la sensazione di non potersi muovere o di non riuscire a muovere alcune parti del corpo)
  • Dejà vu: sensazione di avere già visto una determinata scena o di avere già vissuto una determinata esperienza. È un fenomeno psichico che rientra nella categoria delle paramnesie (disturbi della memoria)
  • Fantasie ad occhi aperti: si verificano spontaneamente nei momenti in cui non stiamo facendo nulla o stiamo svolgendo attività che non richiedono la nostra concentrazione.
  • Ipnosi: la nostra mente entra in modo naturale in uno stato ipnotico più volte al giorno, per esempio quando svolgiamo delle attività in modo automatico, come guidare o lavare i piatti, e ciò ci consente di rivolgere l’attenzione verso il nostro mondo interno.

Nei fenomeni dissociativi possono apparire immagini e figure, che possono essere distinte dalle allucinazioni vere e proprie in quanto il soggetto le vede ma si rende conto che provengono dal proprio interno e mantiene un distacco critico. Inoltre il contesto è emotivamente molto intenso.

Sintomi e sindromi dissociative

A partire da queste condizioni fisiologiche, che tutti possiamo avere sperimentato, si passa alla descrizione di esperienze dissociative come meccanismo di difesa, per arrivare infine alla sintomatologia vera e propria, che comprende sintomi e sindromi dissociative.

I sintomi dissociativi sono caratterizzati da distacco dalla realtà o compartimentazione allo scopo di isolare l’emozione, che, per esempio, può venire espressa solo attraverso il corpo. Tra i sintomi dissociativi troviamo:

  • Esperienza di sentirsi fuori dal proprio corpo (out-of-the-body experience)
  • Anestesia
  • Perdita di sensibilità
  • Paralisi

Sindromi dissociative (o disturbi dissociativi): secondo la definizione del Manuale Statistico e Diagnostico dei Disturbi Mentali (DSM), i disturbi dissociativi sono caratterizzati da una discontinuità nella normale integrazione della coscienza, della memoria, dell’identità, della percezione, della rappresentazione del corpo e del comportamento. Comprendono:

  • disturbo dissociativo dell’identità (personalità multiple)
  • amnesia dissociativa
  • depersonalizzazione e derealizzazione

Possiamo quindi parlare di un continuum tra normalità e patologia, a seconda del contesto entro cui avviene il fenomeno dissociativo e del livello di intensità e pervasività:

  • Fenomeni dissociativi
  • Dissociazione come meccanismo di difesa da contenuti eccessivamente minacciosi
  • Sintomi dissociativi
  • Sindromi dissociative psicopatologiche

Come abbiamo visto, il fenomeno dissociativo nasce quando una situazione emotiva insopportabile non consente più una relazione stabile e continuativa con il mondo esterno e il mondo interno. Ciò si verifica quando irrompe un’emozione così intensa che destabilizza totalmente il soggetto. Sulla base di quanto abbiamo detto finora, è facile intuire la stretta correlazione tra esperienze traumatiche e fenomeni dissociativi.

La prospettiva psicodinamica

Rispetto alla concezione freudiana della psiche, più rigida e con una divisione più netta tra coscienza e inconscio, il suo allievo C. G. Jung propone invece una visione più complessa e dinamica, focalizzandosi sulle relazioni intrapsichiche tra le diverse istanze della personalità. Egli riteneva che la psiche fosse plastica e che il passaggio tra conscio e inconscio fosse molto più dinamico. Jung parlò quindi di dissociabilità potenziale della psiche.

All’interno di una visione globale della psiche, in cui sussiste una copresenza e una costante interazione tra i diversi elementi, Jung non parla di rimozione ma di dissociazione, in quanto ritiene che la coscienza sia costituita da più strati, come affettività, immaginazione e cognizione. Un elemento intollerabile alla coscienza viene dissociato e distribuito nei vari comparti della psiche, cioè nell’inconscio e nelle sottofunzioni della coscienza. In questo caso possiamo quindi parlare di scissione verticale.

Si viene così a creare ciò che Jung definisce complesso a tonalità affettiva: “un insieme di rappresentazioni, pensieri, ricordi, in parte o del tutto inconsci, dotati di una forte carica affettiva”. Il complesso è quindi un fenomeno vitale della psiche, con una struttura e un centro energetico, che si può attivare autonomamente o in base a degli stimoli esterni. L’Io è il soggetto della coscienza, ma i complessi, che si trovano nell’inconscio personale, possono attivarsi e agire in modo autonomo, come personalità parziali con un proprio scopo. La psiche viene vista quindi come complessa in quanto costituita da una struttura sistemica di parti. Per questa sua natura, la psiche è quindi soggetta a scindibilità e dissociabilità.

Il labirinto

I lunghi corridoi bianchi, tutti uguali tra loro, che terminano in altri corridoi identici, fanno apparire la Lumon come un labirinto, di cui infatti i personaggi non conoscono la mappa. Gli aspetti essenziali del labirinto sono la difficoltà del percorso e la complessità della pianta, allo scopo di ritardare l’arrivo del viaggiatore al centro che desidera raggiungere. Il labirinto rappresenta quindi un sistema di difesa, non permette a chi non conosce la strada di arrivare al centro, dove è custodito qualcosa di misterioso e prezioso.

Come nel labirinto del palazzo di Minosse a Creta, dove il tesoro al centro era custodito dal Minotauro, centro che Teseo riuscì a raggiungere grazie al filo di Arianna. Il labirinto rappresenta anche il percorso all’interno della propria mente e di sé stessi, fino alle profondità dell’inconscio. Queste parti di sé possono essere raggiunte solo dopo lunghe peregrinazioni e circumnavigazioni, per prove ed errori, così che il viaggio rappresenta un percorso di trasformazione che culmina con il raggiungimento del centro. Nella serie, raggiungere il centro significherebbe svelare il mistero (di cosa si occupa la Lumon? In cosa consiste realmente il loro lavoro?). Ma per questo sarà necessario aspettare la stagione successiva. Intanto, dagli angoli dei corridoi sbucano stanze mai viste prima, dipartimenti, persone e animali. Potremmo immaginarli come contenuti che incontriamo durante l’esplorazione del labirinto della nostra psiche, contenuti che emergono dall’inconscio come le figure che ci appaiono nei sogni.

Entrando in contatto con questi contenuti, sotto forma di immagini, pensieri, emozioni e sensazioni, è possibile avvicinare i complessi, rielaborare esperienze passate e trarne energia, che può essere messa a disposizione dello sviluppo dell’intera personalità. 

Desiderio di conoscenza e di completezza

Ciò che viene mostrato chiaramente nella serie, è che la condizione di scissione ci causa sofferenza e che è sempre insito in noi un desiderio di conoscenza e una tendenza verso la completezza. Jung parla di processo di individuazione in quanto individuo significa “non diviso” . Questo processo mira, attraverso la relazione tra coscienza e inconscio, al raggiungimento del Sé, ossia della totalità psichica.

“L’Individuazione è un’unificazione con sé stessi e, nel contempo, con l’umanità, di cui l’uomo è parte”

La meta del processo psicoterapeutico, che mira a equilibrare la psiche sfruttando una naturale tendenza verso l’individuazione, è descritta dall’inconscio collettivo attraverso il simbolismo dei mandala

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