FORESTA NEI SOGNI: IL SIGNIFICATO PSICOLOGICO

Boschi e foreste sono elementi essenziali per la vita del nostro pianeta, così come lo sono per gli individui.

A partire dal 2013, ogni 21 marzo si svolge annualmente la Giornata internazionale delle foreste, istituita dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite per sensibilizzare l’opinione pubblica rispetto all’importanza vitale di questi ambienti naturali e per incentivare la gestione sostenibile di tutti i tipi di foreste del pianeta.

Cosa rappresenta la foresta dal punto di vista simbolico? Dal punto di vista psicologico, la foresta, fin dall’antichità, è stata scelta come immagine per raccontare esperienze di trasformazione: sono ricorrenti tematiche legate al perdersi nel bosco, nascondersi in esso e riuscire ad uscirne. Possiamo pensare, ad esempio, alle favole di Hansel e Gretel, Pollicino o Cappuccetto Rosso, fino ad arrivare alla “selva oscura” con cui si apre il primo canto dell’Inferno dantesco. L’esperienza nella foresta può rappresentare quindi una prova iniziatica, che contiene in sé un lato oscuro e di pericolosità e incute paura, ma anche un luogo di incubazione, protezione e rinascita, metafora di un passaggio di crescita, in cui prevalgono la bellezza e un aspetto materno e di cura.

 “Andai nei boschi perché desideravo vivere con saggezza, per affrontare solo i fatti essenziali della vita, e per vedere se non fossi capace di imparare quanto essa aveva da insegnarmi, e per non scoprire, in punto di morte, che non ero vissuto”. Henry David Thoreau, Walden. Vita nel bosco, 1854

Bagno di foresta

Il Bagno di foresta, Shinrin-Yoku, è una pratica giapponese che si è diffusa anche in Occidente. È stata ideata dal ricercatore Yoshifumi Miyazaki, direttore del Centro ambientale, di salute e del campo delle Scienze, all’interno delle pratiche di Terapia della Natura. Tali pratiche mirano a rinforzare il sistema immunitario grazie al rilassamento fisiologico ottenuto tramite l’esposizione a stimoli naturali. Come spesso accade nella cultura orientale, esse vengono effettuate in un’ottica di prevenzione e di attenzione al sistema mente-corpo nel suo insieme. Numerose ricerche in varie parti del mondo hanno comprovato gli effetti benefici del contatto con la natura per la nostra salute psicofisica.

La parola Shinrin-Yoku è costituita da tre ideogrammi, il primo indica la foresta, il secondo il legno e il terzo il bagnarsi, per questo è stato tradotto come “bagno di foresta”. Viene utilizzata l’immagine del bagno in quanto si tratta di immergersi completamente nella foresta, senza portare nulla con sé, soprattutto il telefono, così da potersi staccare dai pensieri della vita quotidiana e concentrarsi sull’esperienza.

È possibile semplicemente camminare nella foresta, stare seduti o sdraiati nell’erba, eseguire degli esercizi di respirazione e lasciarsi inondare dagli stimoli che derivano dall’ambiente naturale che ci circonda. L’importante è utilizzare tutti i cinque sensi per cogliere ogni aspetto del contatto con la foresta.

Sono stati condotti numerosi studi scientifici sui benefici derivanti da questa pratica, che hanno messo in evidenza effetti di riduzione dello stress e aumento del rilassamento. In particolare, una regolarizzazione della pressione arteriosa, un aumento della variabilità della frequenza cardiaca, che rappresenta un indicatore della flessibilità e resilienza di fronte allo stress, e una riduzione degli stati depressivi e dell’aggressività.

I ricercatori ipotizzano che questi effetti siano dovuti a cambiamenti ormonali favoriti dalle sostanze secrete dalle piante, e da una maggiore attivazione del sistema nervoso parasimpatico, che stimola il rilassamento, la quiete e anche l’immagazzinamento di energia. Per questo dopo un bagno di foresta ci si sente rilassati ma anche rinvigoriti.

Il bosco come luogo di guarigione

Chandra Candiani è una poetessa milanese che si è formata nel ramo del buddhismo Theravada chiamato Tradizione della foresta, sviluppato in Thailandia. Nel periodo precedente la pandemia, si è trasferita dal capoluogo lombardo in Piemonte, in una casa vicino ai boschi. Ha scritto numerosi articoli e rilasciato interviste dove ha raccontato questo importante cambiamento e nel 2021 ha pubblicato la raccolta Questo immenso non sapere.

Attraverso le pratiche meditative, possiamo riapprendere l’esercizio della consapevolezza, essere totalmente presenti a ciò che stiamo facendo in un determinato momento. Quando ci immergiamo nella natura, queste pratiche ci aiutano a connetterci con ciò che ci circonda e con noi stessi. Come afferma Chandra, possiamo percorrere ogni giorno lo stesso sentiero, e non sarà mai identico. Se sappiamo prestare attenzione, la natura ci insegna il rinnovamento continuo, i cicli delle stagioni e della vita.

Il bosco contiene gli opposti: l’oscurità della notte e la luce del sole che filtra tra i rami, la grandezza degli alberi più antichi e la minutezza degli insetti che abitano il sottobosco, la profondità delle radici e l’altezza delle cime dei rami che si protendono verso il cielo. Possiamo sperimentare questi aspetti all’esterno e dentro di noi, ricontattando una saggezza primordiale, istintiva, naturale, che ci accomuna a tutti gli esseri viventi e sentirci in comunione con il tutto e parte di esso.

Vado nel bosco a imparare a camminare sola, senza pensieri, a guarire le ferite […] Il bosco guarisce senza che si debba fare niente, ti include, ed essere un pezzetto di qualcosa di più grande fa entrare in una misura che distribuisce farmaci senza nome: e si diventa anche noi senza nome, si perde la buccia, e la leggerezza del cuore è il primo segno di guarigione. Chandra Candiani

La foresta e il bosco nei sogni

Boschi e foreste compaiono spesso nei nostri sogni, e possono avere diversi significati. In molti miti e fiabe, i bambini venivano abbandonati nella foresta, e vivevano le loro avventure incontrando pericoli, ma anche animali guida, figure fantastiche e dai poteri magici. La foresta, quindi, rappresenta simbolicamente nei sogni “il tuffo all’interno della nostra stessa natura, nel tentativo di riscoprire la nostra autenticità, di vivere il nostro destino, al riparo da qualsiasi automatismo convenzionale. Nella foresta, l’eroe, in un ritiro spirituale, compie una profonda introversione. Egli si tuffa cioè nell’inconscio, per attingervi le forze necessarie alla propria rinascita”. (J. De la Rocheterie La natura nei sogni)

La foresta, come l’inconscio, contiene quindi sia l’aspetto spaventoso della grande foresta divoratrice, sia l’aspetto di cura e trasformazione legato ai tesori e alle rivelazioni che nasconde al suo interno. Presso diverse popolazioni la foresta è considerata un santuario naturale, dove ritirarsi per entrare in contatto con il divino, e le file di alberi nei boschi hanno ispirato la costruzione dei templi.

“Non possiamo permetterci di essere ingenui nell’interpretazione dei sogni. Essi hanno origine in uno spirito che non è affatto umano, ma che costituisce piuttosto un respiro della natura: uno spirito di questa divinità altrettanto bella e generosa quanto crudele. Se vogliamo caratterizzare questo spirito, dovremmo andarlo a studiare, più che nella coscienza dell’uomo moderno, nelle sfere delle antiche mitologie o nelle leggende primordiali della foresta”.
(C.G. Jung, L’uomo e i suoi simboli)

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