Gli effetti benefici del contatto con la natura sono da sempre conosciuti e apprezzati. Come l’importanza per i bambini di poter giocare all’aria aperta, avere spazi verdi dove poter camminare o correre, o la sensazione rilassante trasmessa da un bel paesaggio. Spesso però questa consapevolezza viene dimenticata, oppure viene sacrificata a causa delle necessità della vita cittadina contemporanea. Ciò comporta una perdita di contatto con la natura e con i suoi ritmi, che ha delle ripercussioni sia a livello della salute fisica che psicologica.
Molti studi hanno dimostrato scientificamente l’influenza del contatto con la natura sul nostro benessere psicofisico, sottolineandone l’importanza non solo per il nostro sostentamento, ma anche per il soddisfacimento di bisogni emotivi e spirituali.
La Psicofisiologia ambientale
La Psicofisiologia ambientale è una branca della Psicofisiologia che studia le modificazioni fisiologiche e psichiche negli esseri umani in base agli ambienti naturali e artificiali in cui vivono. Essa si interfaccia quindi con la Psicologia Ambientale, che si concentra maggiormente sull’interazione dell’individuo con l’ambiente esterno, e la Psicologia della salute, che studia i fattori che influenzano lo stato di salute degli individui e si occupa della promozione e del mantenimento del benessere nel suo insieme, secondo l’approccio bio-psico-sociale. Secondo tale approccio, la salute non può essere intesa semplicemente come assenza di malattia, ma, come si legge nella definizione data dall’Organizzazione Mondiale della Sanità nel 1998, come “uno stato dinamico di completo benessere fisico, mentale, sociale e spirituale”, che quindi dipende dall’interazione di fattori biologici, psicologici e sociali.
Sempre nel 1998 lo psicologo Riccardo Venturini, nel suo testo Coscienza e cambiamento, ha parlato di vissuto psicofisiologico per sottolineare come in ogni nostra esperienza l’attenzione possa essere maggiormente concentrata sugli aspetti mentali o sugli aspetti corporei, ma entrambi sono sempre presenti e si influenzano a vicenda, in quanto mente e corpo rappresentano un tutt’uno inscindibile.
Nella letteratura scientifica sono riportate numerose ricerche che confermano l’impatto positivo del contatto con la natura nella prospettiva bio-psico-sociale: a livello biologico, è stato evidenziato un aumento della quantità di attività fisica e una diminuzione dei segnali fisici associati allo stress, a livello psicologico un aumento del benessere psichico, del tono dell’umore, dell’autostima e un miglioramento delle funzioni cognitive. A livello sociale, infine, si rileva un aumento della socializzazione, legato alla condivisione di spazi e attività.
Ricerche scientifiche
Recentemente sono state condotte numerose ricerche scientifiche che hanno dimostrato l’Influenza dell’ambiente sullo sviluppo cognitivo, la salute mentale e il benessere psicofisico:
Uno studio portoghese del 2011 ha rilevato che soggetti che vivono vicino alla natura hanno capacità maggiori di utilizzo di strategie per fronteggiare lo stress e maggiori livelli di ottimismo rispetto a soggetti che risiedono in zone dove la natura è pressoché assente.
Uno studio del 2018 indica che la vicinanza alla natura è correlata a minori livelli di ansia, stress e depressione, in particolare la natura ha l’effetto di riduzione dell’impulsività nei processi decisionali.
Uno studio inglese del 2021 su bambini e adolescenti ha mostrato che i soggetti che vivevano vicino a boschi e aree verdi presentavano migliori funzioni cognitive e minor rischio di problemi emotivi e comportamentali.
Uno studio del 2002 ha rilevato che bambini che vivono in ambienti con grandi spazi verdi mostrano maggiori capacità di autoregolazione, cioè di contenere le emozioni e concentrarsi.
Altre ricerche mostrano inoltre che la sola possibilità di poter osservare un paesaggio, senza interagire con esso, anche solo in fotografia, apporta effetti benefici:
Uno studio del 1984 con pazienti ospedalizzati ha evidenziato che i soggetti che potevano guardare un paesaggio dalla loro finestra avevano tempi di ricovero più brevi e un minore utilizzo di terapie per il dolore.
Un famoso studio realizzato presso il Max Planck Institute ha analizzato le reazioni di soggetti a cui venivano mostrati brevi video con scene di paesaggi naturali, senza animali o esseri umani. La risonanza magnetica funzionale ha mostrato l’attivazione delle aree cerebrali del circuito della ricompensa, che si attivano quando viviamo un’esperienza piacevole, come guardare qualcosa di bello, ma anche delle aree associate alla vista. Secondo gli autori, quindi, i nostri occhi sarebbero programmati per ammirare la bellezza.
Uno studio nelle carceri ha dimostrato che la visione di immagini raffiguranti paesaggi naturali, attraverso dei poster appesi alle pareti, permetteva di abbassare il livello di stress, irritabilità e aggressività e migliorare l’umore dei detenuti.
Altri studi recenti descrivono un particolare tipo di esperienza denominata esperienza estetica paesaggistica: durante la contemplazione di paesaggi naturali si verifica un abbassamento dei livelli di stress e tensione, accompagnato da un elevato coinvolgimento emotivo, fino ad arrivare a una modificazione dell’esperienza percettiva legata ai confini corporei, che si espandono per raggiungere a una fusione estetica con il paesaggio.
Teorie psicologiche
La natura è da sempre fonte di ispirazione per artisti, pittori e poeti, proprio perché connessa alle emozioni e al sentimento di bellezza e di comunione con le nostre origini. La madre terra rappresenta infatti uno degli aspetti dell’archetipo della Grande Madre, che racchiude in sé tutto ciò che rimanda all’origine, alla creazione e alla vita. In questo senso quindi la natura conserva sempre per gli esseri umani un fascino misterioso.
Attualmente sono state proposte diverse teorie per spiegare i risultati ottenuti dalle ricerche:
Teoria della biofilia: letteralmente significa “amore per la vita”. Secondo questa teoria il contatto con la natura sarebbe un bisogno fisiologico degli esseri umani. Il biologo Edward O. Wilson nel 1984 ha proposto il termine biofilia definendola come “l’innata tendenza dell’uomo ad appassionarsi a tutto ciò che è naturale e talvolta a sentire per le cose della natura un trasporto affettivo”. Abbiamo un legame ancestrale con l’ambiente che da sempre ci ospita e consente la nostra sopravvivenza e siamo geneticamente programmati per amare la natura in quanto ciò significa, in senso più ampio, amare l’esistenza.
Teoria dell’attenzione rigenerata: questa teoria è stata proposta a partire dagli studi della psicologia cognitiva sull’attenzione. L’attenzione può essere descritta come un faro che ci permette di illuminare, mettere in luce, una parte degli stimoli e delle informazioni che riceviamo, lasciandone in ombra altri. Questa capacità è molto importante per selezionare la grande mole di input che riceviamo costantemente dai nostri sensi. L’attenzione si divide in attenzione volontaria e involontaria. Parliamo di attenzione involontaria quando questo processo avviene in modo spontaneo, senza che sia necessario un controllo cosciente da parte nostra, e di attenzione volontaria quando invece ci impegniamo volontariamente per mantenere la nostra mente concentrata su qualcosa. Ciò richiede molte energie, per questo motivo dopo un po’ di tempo è necessario rigenerare l’attenzione. Le nostre vite spesso richiedono sforzi prolungati per mantenere l’attenzione su un compito, con un disequilibrio tra attenzione volontaria e involontaria. Secondo la teoria dell’attenzione rigenerata, la natura ha il potere di rigenerare l’attenzione, riducendo l’affaticamento mentale, purché si instauri una relazione tra la persona e l’ambiente in cui si immerge.
Teoria del recupero dallo stress: come abbiamo visto, alcuni studi hanno dimostrato che anche la sola osservazione visiva di paesaggi naturali ha effetti benefici sulla riduzione dello stress e l’aumento di calma e rilassamento. Secondo questa ipotesi, quindi, la natura possiederebbe delle proprietà intrinseche di recupero dallo stress.
Nella cultura giapponese è presente il concetto di shizenkan-teki keisei, che indica la reazione umana di fronte alla bellezza della natura. Questo termine pone l’accento sull’aspetto della reazione, quindi non rimanda a una fruizione passiva, ma sottolinea la necessità di una parte attiva da parte dell’individuo nell’esperienza della bellezza e della connessione con il paesaggio.
Ecoterapia
In conclusione, quindi, gli effetti benefici del contatto con la natura, che da sempre vengono riscontrati dagli individui e fanno parte delle conoscenze tramandate dalla cultura popolare, sono stati confermati da ricerche scientifiche volte a valutare parametri fisiologici, psichici e comportamentali. Ciò ha permesso la diffusione dell’ecoterapia o Terapia della natura, un metodo di cura basato sull’interazione con l’ambiente naturale, che può comprendere, ad esempio, trascorrere del tempo in un bosco, ammirare un paesaggio, prendersi cura di piante o animali domestici o praticare il giardinaggio. Oggi si rende necessario prescrivere agli individui un ritorno alla natura, in quanto spesso trascorriamo le nostre vite confinati in ambienti artificiali, creati dall’uomo, utilizzando strumenti tecnologici, seguendo ritmi molto lontani da quelli naturali per quanto riguarda il sonno, l’alimentazione, l’attività fisica e il riposo. Tutto questo può divenire fonte di malessere, affaticamento, perdita di creatività e senso di vuoto.
Riconnettersi con la natura significa quindi riconnettersi con la propria Anima, con aspetti profondi della nostra interiorità, tornando alla terra e alle origini per ampliare i nostri orizzonti, ristabilendo il fluire dell’energia psichica.
Alcune pratiche di ecoterapia:
Bagno di foresta: immergersi totalmente nella foresta, facendone esperienza attraverso i cinque sensi;
silvoterapia: la pratica di abbracciare il tronco degli alberi;
ortoterapia: occuparsi dell’orto coltivando frutti, ortaggi e piante aromatiche;
garden therapy: prendersi cura del giardino, con particolare riferimento a prato, piante e fiori;
pet therapy: comprende diverse modalità di interazione con animali domestici come cani, gatti e cavalli.
Diffondere consapevolezza ecologica
La diffusione di queste conoscenze è molto importante alla luce delle gravi problematiche che il nostro pianeta si trova ad affrontare a causa della distruzione di molti ambienti naturali da parte dell’uomo. Le conseguenze della degradazione ambientale, come il cambiamento climatico, la perdita della biodiversità e la riduzione delle risorse, richiedono una presa di coscienza da parte di tutti, per questo è necessario costruire percorsi diconsapevolezza ecologica. La psicologia può quindi contribuire alla costruzione e alla trasmissione di tale consapevolezza, sottolineando il ruolo fondamentale della natura non solo a livello collettivo, per la sopravvivenza di tuti gli esseri viventi, ma anche a livello individuale, per il mantenimento del nostro equilibrio fisico e mentale.
Vi è un piacere nei boschi inesplorati (George Gordon Byron)
Vi è un piacere nei boschi inesplorati e un’estasi nelle spiagge deserte, vi è una compagnia che nessuno può turbare presso il mare profondo, e una musica nel suo ruggito; non amo meno l’uomo ma di più la natura dopo questi colloqui dove fuggo da quel che sono o prima sono stato per confondermi con l’universo e lì sentire ciò che mai posso esprimere né del tutto celare.
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