PSICOLOGIA SPORTIVA E INNOVAZIONE TECNOLOGICA

L’evoluzione della tecnologia apporta costantemente nuovi contributi in tutti gli ambiti della nostra vita quotidiana, e ciò accade anche per quanto riguarda la dimensione della cura. Così come la medicina, anche la psicologia può avvalersi di strumenti innovativi e sempre più sofisticati, che possono essere utilizzati per migliorare il benessere psicologico delle persone. Molti di questi strumenti trovano inoltre ampia applicazione all’interno della psicologia dello sport.

Psicologia sportiva e innovazione tecnologica: quali sono gli strumenti più innovativi?

  • Realtà virtuale
  • Biofeedback
  • Reaction lights
  • Stimolazione craniale elettroterapica

È importante ricordare che la tecnologia non può sostituire l’aiuto psicologico, ma può rappresentare un ausilio con sempre maggiori potenzialità. Occorre inoltre sottolineare che l’obiettivo dello psicologo è, da un lato, portare vantaggio all’atleta nella sua pratica sportiva, ma dall’altro, soprattutto, aumentare il suo benessere psicofisico.

Realtà virtuale

La realtà virtuale è una tecnologia avanzata che negli ultimi anni è uscita dai confini dei laboratori per entrare nella vita di sempre più persone. Come spiega la psicologa Federica Pallavicini in Psicologia della realtà virtuale: “È una nuova modalità di conoscenza che mette al centro la persona. Una nuova forma di comunicazione ed esperienza”. Ma non solo: “È un dispositivo rivoluzionario per la ricerca scientifica e lo sviluppo di nuovi programmi terapeutici all’interno della psicologia sperimentale e clinica”. Rappresenta quindi un utile strumento per la promozione del benessere mentale. A breve conoscerà un ulteriore sviluppo con il Metaverso, un mondo virtuale a cui sarà possibile accedere indossando un visore.

Attualmente, attraverso tale visore, l’atleta può sperimentare virtualmente una determinata situazione e prendere coscienza di cosa prova in quel momento, ma anche di tutti i pensieri che lo attraversano quando si trova in quella circostanza e su cosa focalizza la sua attenzione. È possibile simulare situazioni di stress in cui l’atleta debba gestire un’elevata attivazione fisiologica, così da prenderne conoscenza e apprendere le modalità con cui gestire e modulare le emozioni quando si trova a viverle nella realtà.

Stress e performance:

Il livello di stress e il livello di performance sono direttamente collegati: fino a un certo limite, l’aumento del livello di stress, e quindi di attenzione e concentrazione, corrisponde a un aumento della performance. Oltre tale limite, però, il carico di stress diviene eccessivo, con effetti negativi sull’organismo e sulle prestazioni. Ogni individuo è differente e può aver bisogno di un livello più o meno alto di stress per rendere al meglio: ci sono persone che sentono di dare il massimo sotto pressione, e altre che hanno invece bisogno di lavorare con maggiore tranquillità. Attraverso la conoscenza di noi stessi, possiamo comprendere come funzioniamo e, a seconda delle situazioni e dei risultati che vogliamo ottenere, comprendere se abbiamo bisogno di un aumento o una riduzione dello stress.

Realtà virtuale e gestione dello stress:

Molti programmi di Stress Management Training sono stati integrati con l’utilizzo della realtà virtuale, che può essere di supporto nell’insegnare alla persona come gestire efficacemente lo stress. Tali programmi comprendono 3 fasi:

  • Fase di concettualizzazione: la realtà virtuale può aumentare il coinvolgimento dell’utente nel processo di apprendimento degli elementi di base dello stress, come la conoscenza di cause ed effetti
  • Fase di acquisizione delle competenze: i contenuti virtuali possono aiutare le persone ad acquisire strategie per la gestione dello stress, come tecniche di rilassamento per ridurre l’attivazione e migliorare gli stati emotivi positivi
  • Fase di applicazione delle competenze acquisite: la realtà virtuale permette di simulare in modo realistico e coinvolgente esperienze stressanti, in un ambiente controllato e protetto, per provare gradualmente a mettere in pratica le abilità acquisite.

Biofeedback

Biofeedback è un termine inglese che significa “restituzione delle informazioni sull’attività biologica”. Alcuni processi di autoregolazione dell’organismo avvengono in modo automatico e involontario, come per esempio la respirazione, l’attività cardiaca o la tensione muscolare. Il Biofeedback, attraverso l’applicazione sulla pelle di un sensore collegato al computer, permette di rilevare parametri fisiologici come:

– la conduttanza cutanea: rileva l’elettricità emanata dalla pelle, si misura in microsiemens, cioè registra la quantità di sudore sulla mano. Aumenta all’aumentare del livello di arousal (attivazione) e a livelli bassi non è percepibile ad occhio nudo;

– la temperatura corporea: aumenta quando ci si rilassa. La sua variabilità è più lenta rispetto alla conduttanza, quindi occorre più tempo perché si alzi o si abbassi. È possibile osservarne l’aumento quando la persona si rilassa e si focalizza su immagini di relax e calore, come un caminetto acceso, un bagno caldo o il tepore del sole sulla pelle;

– la variabilità cardiaca (HRV): misura la funzionalità del cuore, non può essere modificata in un tempo breve, di solito è necessario un training di diverse settimane perché il cuore raggiunga una condizione di maggiore relax e regolarizzi il suo battito.

Tali parametri vengono mostrati sul monitor del computer, così che l’individuo diventi consapevole dei propri stati interni e possa mettere in atto delle azioni per controllarli. Questo insegna alla persona il rapporto tra le emozioni e il corpo, spesso, infatti, non siamo abituati a prestare attenzione ai segnali del nostro organismo. I livelli dei parametri sono soggettivi, è possibile individuare una baseline monitorandoli quando il soggetto è fermo e in silenzio per qualche minuto. A partire da questo, è possibile osservare sullo schermo il livello di attivazione e imparare come controllarlo, per esempio attraverso delle tecniche di respirazione lenta e profonda. È possibile lavorare su attività fisiologiche che sono indici di funzioni psicologiche, come ansia, concentrazione o rilassamento. La diminuzione della conduttanza elettrica cutanea e l’aumento della temperatura corporea periferica, per esempio, sono associate alla diminuzione della tensione e all’aumento del rilassamento.

L’utilizzo della realtà virtuale può essere accompagnato dalle informazioni che derivano dalle misure neurofisiologiche, che ci permettono di comprendere come lo stress peggiori i processi di dolore e infiammazione nel corpo. Parametri come la variabilità cardiaca, misurata ogni mattina, forniscono informazioni sugli indici fisiologici legati alla fatica e allo stress negli atleti, e rende possibile prevenire la costanza degli infortuni. Ciò consente una collaborazione con tutto lo staff tecnico, composto da preparatori, nutrizionisti e fisioterapisti.

Le misure neurofisiologiche o neurofeedback permettono di misurare realmente le attività attentive del cervello. Oltre a misurarle, è possibile anche incrementare tali capacità, grazie a un training attentivo (allenamento dell’attenzione). Queste pratiche innovative lasciano ancora aperte molte domande e possibilità future, per esempio se questo training abbia effetto non solo a breve termine ma anche a lungo termine, o se l’incremento delle capacità attentive in un compito specifico abbia un effetto anche sulle capacità di attenzione della persona in generale. Grazie a questo tipo di tecnologie gli psicologi possono offrire un contributo agli allenatori e allo staff, per esempio il lavoro sull’attenzione aiuta a comprendere come l’atleta prenda le decisioni, in quanto, come sappiamo dalla teoria sul decision making, l’attenzione è un elemento fondamentale per la scelta.

Elettromiografo:

L’elettromiografo è uno strumento che consente di registrare l’attività muscolare e può essere utilizzato in associazione con il Biofeedback. Si collega al computer e fornisce informazioni rispetto a quanto la persona è in grado di rilassare specifici muscoli. Attraverso un segnale acustico, il soggetto è in grado di rendersi conto di quando la tensione aumenta o diminuisce. Consente inoltre di misurare la tensione muscolare a riposo e questo può fornire indicazioni molto utili, in quanto alcuni fastidi muscolari a lungo termine derivano da un’incapacità di rilassare i due arti, per esempio gamba destra e gamba sinistra, allo stesso modo.

Biofeedback e realtà virtuale:

Come abbiamo visto, è possibile sottoporre gli atleti a degli scenari attivanti, attraverso la realtà virtuale, e valutare quanto e come cresce la loro attivazione e in quanto tempo rientra nella baseline.

Ma il Biofeedback può essere anche associato all’utilizzo della realtà virtuale con scenari di rilassamento e Mindfulness, fornendo così un parametro oggettivo della capacità dell’individuo di rilassarsi. La realtà virtuale, inoltre, può essere utilizzata per imparare a praticare la meditazione Mindfulness, (collegamento alla pagina) in particolare può essere utile per superare le resistenze iniziali, soprattutto nei più giovani. La tecnologia aiuta, in questo caso, a ottenere la loro attenzione, rappresenta un metodo di aggancio per aumentare la compliance nelle prime fasi di apprendimento, riducendo l’abbandono iniziale. Successivamente, l’obiettivo è arrivare a proseguire la pratica senza il supporto del visore.

Reaction lights

Si tratta di un sistema di luci regolabili per allenare i riflessi. È un set di luci in movimento che si utilizza per lavorare sui tempi di reazione e sullo spostamento dell’attenzione. Prima si chiede alla persona di reagire a un determinato colore nel minore tempo possibile, poi si cambia il colore utilizzato, e questo comporta uno spostamento dell’attenzione.

Stimolazione Craniale Elettroterapica (CES)

L’elettroterapia per la stimolazione craniale viene utilizzata per il trattamento del dolore acuto, cronico e post-traumatico. Viene inoltre indicata per intervenire sui sintomi associati ad ansia, depressione e insonnia. Si indossano due elettrodi imbevuti di un liquido che aumenta la conduttività, collegati a un dispositivo che produce una microcorrente transcraniale, assolutamente innocua. Questo genera nel cervello onde simili alle onde Alfa. Le onde cerebrali sono prodotte dalle cellule del cervello, i neuroni, che comunicano tra loro attraverso impulsi elettrici. A seconda del nostro livello di attivazione, varia il tipo di onde prodotte. Esistono 5 tipi di onde cerebrali:

  • Onde Delta: sono le onde con la frequenza più lenta, che vengono prodotte durante il sonno
  • Onde Theta: prodotte nello stato di sonnolenza
  • Onde Alpha: prodotte da svegli, in una condizione di calma e rilassatezza
  • Onde Beta: onde prodotte durante il normale stato di veglia
  • Onde Gamma: le onde con la frequenza più veloce, prodotte durante gli stati che richiedono la massima performance dal punto di vista fisico o mentale

Questo dispositivo consente quindi di raggiungere uno stato di rilassamento, benessere ed equilibrio, simile a quello degli stati meditati. Il cervello si trova in una condizione di riposo, che consente di alleviare lo stress e migliorare l’integrazione tra mente e corpo, con effetti positivi sull’attenzione, l’apprendimento, la memoria e la capacità di prendere decisioni

Queste sono solo alcune delle innovazioni che la tecnologia può mettere a disposizione della psicologica, e che possono trovare applicazione in diversi campi, dalla prevenzione alla cura, la riabilitazione e l’apprendimento. Naturalmente, il ruolo dello psicologo non è solo quello di scegliere gli strumenti da utilizzare e analizzare i dati raccolti, ma anche di comprendere cosa vedere in quei dati, cosa cercare in quelle informazioni e quale lettura darne. L’oggetto di studio della psicologia, infatti, le persone e la loro psiche, è molto complesso e cambia continuamente, così come cambiano i bisogni degli individui, che vivono in un ambiente che influenza il loro benessere o la loro sintomatologia.

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