Encanto

ENCANTO E I SUOI PERSONAGGI: UNA LETTURA PSICODINAMICA

Encanto è un film di animazione prodotto dalla Pixar nel 2021, ambientato sulle montagne della Colombia. Il film racconta la storia della famiglia Madrigal attraverso tre generazioni, la nonna, i figli e i nipoti, che si ritrovano a vivere tutti insieme in una casa magica, animata da un encanto che la fa vivere di vita propria. Inoltre ogni abitante della casa viene investito da uno speciale talento. Tutti tranne Mirabel, la protagonista della storia.

Encanto, una lettura psicodinamica

Sebbene siano possibili molteplici letture di questo film, per esempio a livello della psicologia transgenerazionale, a mio parere si presta particolarmente a un’interpretazione psicodinamica. In questa teoria, infatti, la psiche viene descritta come un insieme di elementi diversi, tutti in relazione tra loro, che vanno a costituire un equilibrio definito dinamico proprio perché si modifica continuamente. A seconda delle fasi della nostra vita, alcune di queste parti possono essere coscienti, quindi possiamo esserne più consapevoli, e altre più inconsce.

Possiamo quindi provare a considerare tutti personaggi della storia come parti della psiche di una singola persona. La casa infatti, anche nell’interpretazione dei sogni proposta da Freud e da Jung, spesso simboleggia l’interiorità del sognatore nella sua complessità.

Isabela, ad esempio, che ha il talento di spargere intorno a sé boccioli di fiori e bellezza, può rappresentare il nostro desiderio di apparire sempre perfetti agli occhi degli altri, mentre Luisa, che possiede una forza sovrumana, la necessità di essere sempre forti e resistere a tutto. Antonio, invece, scopre di possedere la capacità di parlare con gli animali e può quindi rappresentare la parte più primitiva e istintuale della psiche. Tutte queste componenti sono definite da Jung complessi, ossia formazioni psichiche che, a seconda dei momenti, possono assumere una maggiore carica energetica e influenzare il nostro comportamento.

“Non si parla di Bruno”

Il personaggio di Bruno rappresenta una figura molto interessante in quanto è stato allontanato dalla famiglia e vige il divieto di parlare della sua storia o anche solo di nominarlo, come accade per tutto ciò che diviene un tabù. Tutti credono che sia fuggito lontano, in realtà il ragazzo vive ancora nascosto tra le intercapedini della casa. Per questo motivo Bruno può incarnare l’immagine del rimosso. In psicologia, con questo termine si indicano tuti quei contenuti che in precedenza erano coscienti, ma che, poiché troppo dolorosi o pericolosi, sono stati espulsi dalla coscienza e relegati nell’inconscio.

Proprio come Bruno continua però ad abitare nella casa, così anche questi contenuti non scompaiono dalla psiche, ma possono continuare ad agire, interferendo con la vita cosciente dell’individuo. In alcuni casi, per esempio, ciò può provocare dei sintomi che, con il passare del tempo, possono diventare dei veri e propri disturbi. Anche nel film vediamo come il rimosso crepi la stabilità psichica e rischi di far crollare l’intera casa.

Bruno inoltre è stato allontanato perché possedeva il talento di prevedere il futuro, e per questo è stato ritenuto responsabile di disgrazie che aveva solo previsto. Questo ci avvicina a un ulteriore concetto psicanalitico elaborato da Jung, secondo cui il rimosso non è costituito solo da elementi che un tempo appartenevano alla coscienza, ma anche da elementi di novità che emergono dall’inconscio e non sono ancora mai giunti al livello della coscienza. In questo senso quindi l’inconscio permetterebbe di avere delle intuizioni, delle pre-visioni, di qualcosa di cui non siamo ancora del tutto consapevoli.

Questo è ciò che accade con la profezia di Bruno, della quale non è possibile dare un’interpretazione univoca: potrebbe indicare che Mirabel sia responsabile del crollo della casa, così come della sua salvezza. Il nostro comportamento e il nostro equilibrio psichico dipendono infatti dal modo in cui ci rapportiamo ai contenuti della psiche: possiamo lasciare che agiscano al di fuori del nostro controllo, oppure possiamo lavorare per divenire più consapevoli di alcune dinamiche che animano il nostro mondo interno.

Abuela Alma

Ogni momento di crisi, come il momento della storia in cui la casa sta per crollare, rappresenta anche un’opportunità di trasformazione e di crescita. La perdita di un vecchio equilibrio può essere occasione per la costruzione di uno nuovo. È sempre presente in noi, però, una parte che teme il cambiamento e vi si oppone. Questa parte è impersonificata nel film dalla figura della nonna, che rappresenta la figura del vecchio saggio nei suoi aspetti negativi di rigidità, immobilità e ostacolo al rinnovamento. La nonna assume tale atteggiamento nel tentativo di salvare la casa e la famiglia così come l’ha sempre conosciuta, ma l’unico modo per salvarla davvero dalla distruzione è accettare di vederla ricostruita in un modo diverso.

Ciò è reso possibile da Mirabel, che riesce a cogliere per tempo i segni di cedimento: Luisa non riesce più a essere sempre forte e Isabela non riesce più a mostrarsi sempre perfetta. Si tratta quindi di saper riconoscere i primi sintomi di disagio psichico, per poter intervenire prima che la situazione si aggravi. Nel momento in cui le due sorelle mostrano anche l’altro lato si sé, debole e imperfetto, diventano figure meno unilaterali e subito ci appaiono più umane. Tutti possediamo infatti dei lati che preferiamo non mostrare agli altri e spesso neghiamo anche ai noi stessi, la parte in cui ci sentiamo più in difficoltà, impreparati, inferiori, in termini junghiani potremmo dire la nostra Ombra.

Accogliere tutte le componenti all’interno della totalità della psiche permette una maggiore completezza e quindi un migliore equilibrio del proprio mondo interno. Questo è ciò che avviene alla fine, nel momento in cui la famiglia riaccoglie Bruno ed è di nuovo riunita. Mentre la foto di famiglia scattata all’inizio era nitida e perfetta, ma mancavano Mirabel e Bruno, la fotografia finale comprende tutti, è mossa, ma i personaggi appaiono più felici e autentici.

Perché Mirabel non ha un talento?

A mio parare, Mirabel non possiede nessun talento in particolare in quanto rappresenta una diversa qualità della psiche, ovvero la capacità di tenere insieme, di mettere in relazione le diverse parti. Grazie alle sue doti empatiche, infatti, è attenta ai bisogni di tutti i personaggi e li aiuta a trasformarsi, è mossa dall’affetto per la sua famiglia, quindi da Eros, la forza che permette l’unione degli opposti. Mirabel aiuta Isabela e Luisa a evolversi, ritrova Bruno e, infine, si riconcilia con la nonna. Infatti, nel momento in cui riesce a comprendere la vera storia di Alma e il dolore che si è portata dentro per anni, può vedere la nonna, e di conseguenza anche sé stessa, con uno sguardo diverso. Così si riaccende la scintilla della candela, simbolo dell’anima della casa.

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