Resilienza: che cos’è in psicologia e come si sviluppa?
IL PERCORSO DELLA RESILIENZA
- Resistenza (passato): anche se ho vissuto delle esperienze difficili, posso riorganizzare la mia vita
- Riorganizzazione (presente): posso ricostruire il mio presente e il mio equilibrio
- Ricostruzione (futuro): posso riaprirmi alla vita cogliendo ogni opportunità
“Resilienza” è una parola oggi molto in voga, è stata utilizzata anche nel progetto presentato dal Presidente del Consiglio alla Comunità Europea, intitolato “La rinascita e la resilienza dopo la pandemia”. Nel mondo della scuola, per esempio, durante l’emergenza sanitaria il livello di resilienza ha determinato le risposte che insegnanti, bambini e ragazzi hanno potuto mettere in campo per fronteggiare le difficoltà. Il termine è quindi tornato di moda per indicare la capacità di resistenza.
COSA SIGNIFICA RESILIENZA?
Possiamo partire dalla storia di questa parola: sebbene sia stata introdotta nell’uso psicologico abbastanza recentemente, essa contiene significati che vengono dal passato. La resilienza è legata allo stress, che possiamo definire come qualunque condizione fisica o psichica che, esercitando uno stimolo dannoso sull’organismo, ne provoca una reazione.
Come significato originario del termine stress troviamo “strizzare”, poi “tensione, pressione fisica applicata a qualsiasi oggetto materiale”. In seguito, è entrato nel linguaggio della fisiopatologia ed è stato utilizzato a proposito degli organi. Oggi è una parola di uso quotidiano, ma ha una storia clinica.

Nel 1936 Hans Selye sulla rivista Nature la utilizzò per indicare una “Sindrome Generale di Adattamento“: quella risposta che l’organismo mette in atto quando è soggetto agli effetti prolungati di molteplici fattori di stress, quali stimoli fisici (ad es. fatica), mentali (ad es. impegno lavorativo), sociali o ambientali (ad es. obblighi o richieste dell’ambiente sociale). Citando le sue parole: “nessuna delle grandi forze della materia è tanto efficiente quanto la capacità di difesa e di adattabilità degli esseri viventi di fronte a ogni mutamento. In ogni uomo vi è forse un parallelismo tra vitalità ed entità dell’adattabilità“.
La resilienza rappresenta quindi una risposta di fronte a uno stress. La prima definizione deriva dal campo della fisica: la capacità di un materiale di resistere agli urti senza spezzarsi. Indica il gradiente di elasticità del materiale, la sua capacità di estendersi, di resistere. Oggi la parola resistenza si usa sempre meno e si preferisce il termine resilienza. Rispetto a resistenza, infatti, la resilienza contiene un’idea che supera il concetto di restare, di resistere, in quanto comprende anche la capacità di reagire allo stimolo ricevuto.
RESILIENZA IN PSICOLOGIA
Il termine è entrato nel linguaggio psicologico sostituendo la locuzione “forza d’animo” per indicare un aspetto del carattere umano, che contiene il concetto di azione e non solo di reazione. Possiamo dire, quindi, che resistenza è un concetto più passivo, resilienza più attivo.
Nel 1955 Emmy Werner e Ruth Smith diedero inizio a uno studio longitudinale nelle Hawaii seguendo lo sviluppo fisico, intellettuale e psichico di un gruppo di bambini, individuandone i livelli di stress, per quarant’anni. Da tale studio emerse che, in presenza di fattori di rischio ambientale, l’esito dello sviluppo dipende dalla capacità di reagire alle difficoltà da parte dei singoli. Nel saggio che descrive lo studio, pubblicato nel 1982, le autrici parlano di bambini resilienti, cioè capaci di superare le difficoltà in cui si trovavano, come ad esempio il fatto di provenire da famiglie svantaggiate, povere o isolate.

L’attenzione si sposta quindi dalla mancanza e dalla vulnerabilità verso i fattori che permettono di superare i traumi e i limiti personali. Si tratta di un cambio di paradigma: il carattere inizia a essere visto come una risorsa in positivo. Il focus si sposta dalla presenza di una condizione svantaggiata all’origine, alla capacità del singolo di poter reagire e riuscire a compiere un percorso positivo.
Quindi la resilienza in ambito psicologico può essere definita come la capacità di evolversi anche in presenza di fattori di rischio. Anche a fronte di ulteriori ricerche, emerge che essere resilienti non significa essere supereroi, ma solo essere dotati di qualità che permettono di superare le difficoltà psicologiche di ogni individuo, come rotture, depressioni e abbandoni.
Lo psichiatra francese Boris Cyrulnik la definisce più poeticamente “l’arte di navigare nei torrenti”, ricevendo i colpi delle rocce ma restando a galla. Resiliente è, quindi, chi riesce a trovare in se stesso, nelle relazioni umane e nei contesti, elementi e forze per superare le avversità.
COME SI SVILUPPA LA RESILIENZA?
Secondo gli psicologi la resilienza si sviluppa nella dimensione relazionale, ma viene favorita dal sentimento di efficacia e di valorizzazione di sé dei singoli individui. Sono presenti, quindi, due letture della resilienza: da un lato, se si sottolinea la dimensione individuale, è considerata un tratto fisso e misurabile della personalità, dall’altro, se si tiene conto anche dell’ambiente collettivo, è vista come un processo dinamico che varia a seconda dei contesti e della combinazione dei fattori di rischio e di protezione.
Esempi di fattori di rischio:
- Appartenenza a una famiglia problematica
- Contrasti tra i genitori
- Basso livello di autostima
- Bassa cultura
- Genitori delinquenti, cin problemi psichiatrici
- Povertà del gruppo familiare
- Genitori tossicodipendenti o alcolisti
- Quoziente intellettivo basso
I fattori di protezione possono essere raggruppati in tre aree:
- Risorse individuali: temperamento facile, socievolezza, stima di sé, credenze solide, fede religiosa, senso dell’umorismo, capacità di comunicare
- Risorse familiari: legame di attaccamento sicuro, buona relazione con i genitori, educazione, famiglia strutturata, assenza di problemi economici
- Risorse extra familiari: persone significative, scuola, partecipazione, cooperazione, condivisione di idee, obiettivi, solidarietà con gli altri
Gli studi psicologici sottolineano come tale capacità di resilienza sia comune a tutti gli esseri umani, non solo come possibilità di resistenza a frustrazioni, paure, dolori e angosce nel corso dell’esistenza, ma anche come capacità di mettere in atto un processo ricostruttivo in seguito ai colpi della vita, al fine di stabilire un nuovo equilibrio. Si tratta quindi di trovare in sé le proprie risorse e realizzare una risposta più complessa e individuale ai momenti di crisi, attraverso un atto creativo. Secondo la definizione di Daniel Goleman la resilienza diviene quindi “la capacità umana di affrontare le avversità della vita, superarle e uscirne rinforzato o addirittura trasformato”.